Ogni comunità, prima o poi, corre il rischio di trasformarsi in un’arena di piccole lotte. Correnti interne, schieramenti contrapposti, rivalità personali: la politica con la “p” minuscola trova sempre il modo di infilarsi dalla finestra e di avvelenare l’aria. E può accadere anche in un Moto Club.
Ma un Moto Club non è nato per questo. Non è un parlamento in miniatura, non è un palcoscenico per ambizioni individuali. È – o dovrebbe essere – una comunità che si fonda su un’unica passione: la moto, la strada, la libertà che diventa condivisione.
Stare in un Moto Club significa riconoscersi in uno spirito comune. Non importa se sei guzzista, harleysta o semplicemente motociclista: ciò che conta è condividere un’idea di fratellanza su due ruote. La politica divide, la passione unisce.
Vale la pena dirlo con chiarezza, perché le parole pesano:
❌ Non è il potere di pochi sui molti.
❌ Non è la ricerca di visibilità personale a scapito del gruppo.
❌ Non è trasformare ogni divergenza in una spaccatura permanente.
Le discussioni fanno parte della vita associativa; le guerre di corrente, no. Chi vuole “fare carriera politica” ha semplicemente sbagliato luogo.
Un Moto Club cresce se mette al centro la passione e non le divisioni. Gli eventi, i raduni, le uscite: sono questi i momenti in cui si costruiscono i ricordi, si rinsalda il senso di appartenenza, si dà continuità alla storia comune.
Il resto – chiacchiere, sospetti, manovre – è rumore di fondo. Non merita di oscurare ciò che conta davvero: il piacere di condividere la strada, la sicurezza di sapere che non sei mai solo, la certezza che quei colori raccontano più di qualsiasi polemica.
Un Moto Club non è un’arena di correnti, ma una casa comune. Qui chi ama la moto trova compagni di viaggio, non avversari politici. È bene ricordarlo: la vera forza di un Club non sta nelle manovre di palazzo, ma nella gioia semplice e autentica di viaggiare insieme.

